da Dott. Marco Sozzi | Nov 26, 2012 | Tutti gli articoli, uncategorized
I batteri che dal cavo orale riescono a entrare nel flusso sanguigno possono essere davvero pericolosi perché possiedono “stratagemmi” da mettere in atto per ingannare i sistemi di difesa dell’organismo. Lo ha spiegato Helen Petersen, ricercatrice presso l’Eastman Dental Institute dello University College London in Gran Bretagna, alla Conferenza della Society for General Microbiology tenutasi a Dublino alla fine di marzo.
Le ricerche hanno riguardato in particolare il batterio Streptococcus gordonii, che normalmente si trova nel cavo orale e contribuisce alla formazione della placca, ma che una volta entrato nel flusso sanguigno può causare coaguli ematici. I ricercatori hanno descritto il processo con cui ciò avviene, spiegando che il batterio è in grado di produrre sulla propria superficie una molecola che “imita” il fibrinogeno, un fattore coagulante, riuscendo così ad attivare le piastrine che si raggruppano nel vaso sanguigno formando il coagulo. Il batterio, inoltre, rimane all’interno del coagulo dove è protetto sia rispetto ai meccanismi di difesa del sistema immunitario sia rispetto ai farmaci antibiotici.
“Stiamo studiando il processo che determina questa serie di eventi nella speranza di sviluppare nuovi farmaci in grado di prevenire i coaguli e l’endocardite infettiva. Nello sviluppo dell’endocardite, infatti, la capacità dei batteri di aderire alle valvole cardiache e di attivare le piastrine che formano il coagulo è un passaggio cruciale. Il nostro gruppo ora ha identificato gli elementi della molecola che imita il fibrinogeno; per questo possiamo dire che ci stiamo avvicinando alla possibilità di individuare nuove sostanze che ne possano inibire l’azione”.
“Viridans bacterium Streptococcus gordonii mimics the actions of fibrinogen by expression of aIIbâ3 binding motifs”, relazione presentata alla Society for General Microbiology Spring Conference, Dublino (Irlanda), 26-29 marzo 2012
Debora Bellinzani
da Dott. Marco Sozzi | Apr 4, 2012 | Tutti gli articoli, uncategorized
Le ricerche in parodontologia, proseguono su più fronti. Oltre al nesso con l’osteoporosi, la parodontite è ora sorvegliata speciale anche in altre specialità. Teniamo sotto controllo la letteratura scientifica e lo scorso luglio è apparso uno studio molto interessante in grado di aprire nuovi stimolanti scenari. Si tratta di una ricerca australiana condotta su 3700 donne in terapia per infertilità. Dividendo il campione in due gruppi, test e controllo, e sottoponendo le donne del gruppo test a terapia parodontale, si è visto che queste ultime avevano un tempo di attesa per la gravidanza statisticamente più breve rispetto al gruppo non trattato parodontalmente. Si può ipotizzare quindi che la compromissione della fertilità, quando siano escluse le cause ostetrico-ginecologiche, possa essere dovuta alla batteriemia sempre presente nella malattia parodontale e alla costante immissione in circolo di tossine batteriche (LPS dei Gram-). E’ possibile che, sebbene ancora da verificare, la presenza di questi batteri e delle loro tossine provochi micro-aborti non rilevati come tali perché precocissimi o impedisca l’attecchimento dell’uovo fecondato.
da Dott. Marco Sozzi | Apr 4, 2012 | Tutti gli articoli, uncategorized
Nessuna tregua contro le sigarette, anche se i fumatori sembrano insensibili a ogni richiamo. Due gli sudi recentiche chiamano in causa il vizio del fumo. Da una parte viene sottolineato una sorta di meccanismo autoimmune che espone i fumatori ai danni del cavo orale, dall’altra viene sottolineato che chi fuma tende a evitare di farsi visitare dal dentista. In uno studio pubblicato sulla rivista a Infection and Immunity un team di ricerca dell‘Università dell’Ohio spiega che oltre a favorire la degenerazione delle cellule della mucosa orale, il fumo sconvolge l’ecosistema locale, determinando un vero e proprio caos nel quale le difese dell’organismo stentano a riconoscere i batteri ad azione positiva dai germi che esercitano invece un’azione patogena. Si determina così una sorta di reazione autoimmune in cui le citochine infiammatorie attivano la flogosi gengivale invece di risultare protettive. Come spiega Purnima Kumar, docente di parodontologia alla Ohio State University, il confronto tra 15 fumatori e 15 non fumatori, tutti sottoposti auna seduta di igiene orale professionale e a prelievi dal biofilm orale dopo uno, due,quattro e sette giorni,evidenzia che in chi fuma la normale flora batterica composta da germi ad azione positiva è assente, mentre i patogeni sono di nuovo presenti dopo sole 24 ore, accompagnati da alte concentrazioni di citochine. Ma, nonostante vadano incontro a problemi odontoiatrici più significativie frequenti, i fumatori trascurano il dentista. Secondo una ricercastatunitense condotta dai Centers for Disease Control sui questionari compilati da 16 mila adulti di età compresatra i 18 e i 64 anni, nonostante i fumatori presentino più del doppio dei problemi odontoiatrici di chi non fuma, il 20 per cento non è mai stato dal dentista negli ultimi cinque anni (contro il 10 percento di chi non ha maifumato o di chi ha smesso)
da Dott. Marco Sozzi | Mar 21, 2012 | Tutti gli articoli, uncategorized
Il legame tra queste due patologie è sostenuto da una serie di variabili ed eventi metabolici che ricorrono durante il loro decorso. Nel soggetto obeso, per una serie di motivi, si creano delle condizioni predisponenti all’esordio della malattia parodontale e ad un suo decorso più celere e destruente. Si crea una condizione per cui gli stessi batteri parodontopatogeni che colonizzano il cavo orale di un soggetto normopeso, riescono ad evocare una reazione da parte dell’ospite obeso più destruente.
Il sistema immunitario ed infiammatorio del soggetto malato reagisce in modo così violento che, invece di proteggere i tessuti, li danneggia rapidamente. Questo accade come conseguenza delle alterazioni patologiche proprie dell’obesità.