L’olio fa bene anche ai denti

L’olio fa bene anche ai denti

Gli oli alimentari potrebbero essere utili nella prevenzione orale grazie alle loro proprietà bioadesive e idrofobe. Negli ultimi decenni si è posta sempre maggiore attenzione alla prevenzione e all’igiene orale ma, ciò nonostante, la carie e, soprattutto, le malattie parodontali rimangono ancora due sfide aperte.

Da questo punto di vista i lipidi potrebbero dare un aiuto prezioso impedendo l’adesione dei batteri sui tessuti orali e proteggendo i tessuti duri dall’attacco degli acidi. A livello sperimentale esistono già numerose conferme anche in vivo: per esempio, i materiali dentali con superficie idrofoba riducono la formazione del biofilm batterico. Un dato che ha messo in risalto anche la necessità di studiare di più i lipidi salivari, perché potrebbero giocare un ruolo importante nella predisposizione individuale alle più comuni patologie orali. La stessa necessità esiste anche sulla funzione svolta dai lipidi all’interno della pellicola che si deposita sulle superfici orali. Tra i dati sperimentali finora acquisiti uno dei più importanti riguarda la capacità di alcuni acidi grassi di inibire l’adesione batterica allo smalto e la correlazione tra contenuto lipidico della dieta e la composizione degli acidi grassi dello smalto. Sempre a livello sperimentale si è visto in un modello animale che con l’aggiunta di olio di arachidi a una dieta cariogenica si riduce l’incidenza di carie. Molto interessante è anche la capacità del comune olio di oliva di proteggere lo smalto dall’erosione; questa è stata dimostrata in vitro su denti estratti e ha rivelato una cosa interessante: l’emulsione di olio di oliva al 2% protegge i denti ma non l’olio di oliva puro. A corollario di questo dato c’è il risultato di un’altra ricerca in cui l’estrazione dei lipidi dallo smalto aumenta l’effetto erosivo di una soluzione sperimentale. I meccanismi alla base di questi effetti positivi sono ancora tutti da scoprire; al momento ci sono alcune ipotesi tra cui quella della saponificazione. In pratica, l’idrolisi alcalina dei lipidi potrebbe spiegarne l’effetto protettivo. A fronte dei dati sperimentali c’è purtroppo la scarsità di dati clinici e qualche dato contraddittorio derivante dai pochi studi in vivo; non è ancora chiaro, per esempio, se gli oli si integrino nella pellicola che ricopre i tessuti orali o se vi aderiscano superficialmente. Nel frattempo, continua invece senza sosta la ricerca clinica sugli effetti protettivi degli oli essenziali con le origini più svariate: da quello di limone a quello di Nigella sativa (antiflogistico) per arrivare alla Copaifera officinalis (antibatterico).

Gli adulti si lavano i denti in modo sbagliato

Gli adulti si lavano i denti in modo sbagliato

 

by Dental Tribune International 

Witten/Herdecke – Un recente studio di AXA in collaborazione con l’Università di Witten/Herdecke indica che i tedeschi hanno uno scarso know-how per quanto riguarda il lavarsi i denti. Anche se la maggior parte dei tedeschi si pulisce i denti almeno due volte al giorno, una gran parte li pulisce semplicemente nel modo sbagliato. Le conseguenze di questo comportamento, a volte, possono portare con sé un costoso trattamento dal dentista.

 

Un mondo sottosopra: i bambini puliscono i denti correttamente, gli adulti in modo sbagliato
Il 57% degli intervistati lava i denti con un movimento circolare, e secondo il dott. Stefan Zimmer, titolare della cattedra per la Conservazione dei denti all’Università di Witten/Herdecke e Presidente dell’“organizzazione tooth-friendly”, si tratta di una tecnica sbagliata: “Un movimento circolare dello spazzolino può ferire le gengive e spingere placca e batteri sotto il bordo gengivale, dove si possono creare infiammazioni. Inoltre, si tratta di un metodo che non permette di pulire così a fondo. La tecnica corretta consiste in movimenti consiste nello spazzolare con decisione con un movimento di va e vieni, che proteggono le gengive e rimuovono in modo ottimale la placca batterica”. Meno di un terzo degli intervistati pulisce quindi i denti correttamente (32%). Ma per quale motivo così tante persone puliscono i denti in modo sbagliato? “La maggior parte spazzola i denti ancora come gli è stato insegnato nell’infanzia, da genitori o alla scuola materna”, afferma il dott. Zimmer, “in realtà per i bambini fino a dieci anni circa i movimenti circolari sono ancora la tecnica giusta, poiché si tratta di un movimento abbastanza semplice. Per gli adulti però non è così. Il dentista può consigliare di volta in volta la tecnica migliore”.

Poca concentrazione, poco tempo, pochi soldi
Anche chi adotta la tecnica corretta per spazzolare i denti dovrebbe prestare attenzione durante il momento dedicato alla pulizia.
Mentre la maggior parte degli intervistati con più di 50 anni (78%) durante lo spazzolamento si concentra solo su questa attività, sono soprattutto gli adulti tra i 14 e 29 anni a distrarsi più spesso mentre svolgono questa semplice operazione, camminano per casa (31%), oppure pensano alla giornata di lavoro (25%). Si aggiunge anche il fare le smorfie, per gli uomini intervistati (4%), e il fare una leggera ginnastica, per le donne (4%). La durata dello spazzolamento, nella media nazionale, è troppo bassa. Solo il 40% degli intervistati impiega tre minuti o più per lavarsi i denti. Solamente poco più della metà degli intervistati (59%) utilizza per la cura dentale anche altri strumenti, come il filo interdentale o spazzolini interdentali. E solo una minoranza (11%) utilizza il filo interdentale per pulire gli spazi tra i dentali almeno una volta al giorno.

I risultati migliori si ottengono con una pulizia dentale professionale. Questa però, per molti tedeschi (44%) risulta una scelta semplicemente troppa costosa. Il dott. Zimmer sostiene che trascurare la salute dei denti per motivi economici sia una scelta discutibile: «In gioco non è solo la salute dentale. Si trascurano anche otturazioni, corone e protesi, così come interventi completi, come i trattamenti radicolari che sono di solito più costosi della stessa prevenzione».

Solo dopo i nove anni i bambini dovrebbero pulirsi i denti da soli
Anche nel campo dell’igiene orale dei bambini ci sono margini di miglioramento. Secondo uno studio, un bambino tra i sei e gli otto anni è già responsabile per la propria salute dentale. Tuttavia, consiglia il dott. Stefan Zimmer: «i genitori dovrebbero dare una seconda pulita ai denti del bambino fino al raggiungimento dei nove anni di età, anche quando il piccolo preferirebbe lavarseli da solo. Soprattutto la pulizia approfondita sul bordo della gengiva, o la pulizia degli spazi infradentali, a questa età non è ancora un gesto semplice».
Il comportamento dei bambini nel lavarsi i denti dipende dall’attenzione dei genitori. Già sin da piccoli, secondo uno studio, i bambini sono in grado di pulirsi i denti in autonomia: bimbi fra i tre e i cinque anni sanno lavarsi i denti da soli. Ogni bambino da allora è responsabile della propria cura dentale (11%) – tre quarti si lavano i denti con l’aiuto, pre o post lavaggio, di un genitore. Tra i più piccoli (3/5 anni) prevale l’uso del normale spazzolino dentale (65%), solo un 15% utilizza uno spazzolino elettrico. L’utilizzo dello spazzolino elettrico risulta raddoppiato nella fascia d’età dai 6 agli 8 anni (36%).
“I genitori dovrebbero portare i propri figli il più presto possibile dal dentista. Poiché il controllo e la profilassi regolare riducono la carie. Eventuali danni possono essere riconosciuti precocemente ed essere corretti”, sostiene il dott. Zimmer. Tuttavia, nonostante la cura attenta alcuni denti possono avere carie o essere mal posizionati e di conseguenza diviene necessario l’intervento del Dentista o dell’Ortodontista. Secondo il dott. Zimmer attualmente il numero di cure ortodontiche su bambini è in aumento.

Dettagli studio
Studio commissionato da AXA e dall’Università Witten/Herdecke alla società di ricerche di mercato Forsa tra marzo e aprile del 2012; condotto in Germania attraverso un sondaggio online su un campione rappresentativo di 1.025 persone tra 14 e 69 anni.

 

L’articolo è stato pubblicato sul numero 12/2012 del Dental Tribune.