GUARDARSI IN BOCCA UN GESTO SEMPLICE PER LA SALUTE

GUARDARSI IN BOCCA UN GESTO SEMPLICE PER LA SALUTE

anatomia bocca

Il tumore della bocca è più diffuso di quanto si crede: in Italia muoiono circa 3000 persone ogni anno.

E questo perchè il tumore viene diagnosticato in fase avnzata cioè quando non è più curabile. Eppure, la diagnosi di questo tumore è semplice e inizia con l’osservazione dell’interno della bocca.

Ogni individuo può fare tanto per prevenire questo tumore e per intercettarlo in fase iniziale.

L’igiene dei nostri riuniti

L’igiene dei nostri riuniti

 

Per Stern Weber l’igiene non è né casuale né limitata ad alcuni aspetti, ma costantemente presente e di ampia copertura perché nasce da una progettazione mirata alla sicurezza di medico, assistente e paziente. Dalle fasi di progettazione iniziale fino alle considerazioni che tengono conto delle prassi quotidiane adoperate per garantire l’igiene nello studio, Stern Weber ha creato sistemi e dispositivi che vi offrono sicurezza costante. Dalle soluzioni progettuali ai numerosi dispositivi che racchiudono un sistema di igiene completo e avanzato.

  • W.H.E. – Water Hygienisation Equipment(EN 1717 – certificato DVGW)
  • Sistema BIOSTER di fine lavoro
  • I.W.F.C. (Integrated Water Flushing Cycle)
  • Automatic Chip Air
  • SANASPRAY
  • Sistema automatico di lavaggio e disinfezione del sistema di aspirazione
  • Filtro Dürr
  • Perossido di idrogeno H2O2


    http://www.sternweber.com/site/page.wplus?ID_COUNT=concetti_igene&LN=1

Nuove prospettive nella ricerca biomedica: cellule staminali di derivazione orale

Nuove prospettive nella ricerca biomedica: cellule staminali di derivazione orale

Recentemente sono stati pubblicati i risultati delle Unità di Ricerca ammesse al cofinanziamento da parte del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

lo studio di cellule staminali provenienti da polpa dentaria e dai tessuti di derivazione dentaria in generale, rappresenta una prospettiva interessante per le nuove frontiere della ricerca biomedica.
In passato problemi erano sorti in merito alle implicazioni bioetiche relative alla coltura di cellule staminali, in quanto il veto del Comitato Nazionale di Bioetica è posto per le cellule staminali derivanti da tessuti appartenenti alla vita prenatale (embrioni e feti).
Per poter ovviare a questo “limite” i gruppi di ricerca si sono concentrati nel mettere a punto un protocollo relativo l’allestimento di cellule staminali derivanti dalla polpa dentaria, che è invece un tessuto che si sviluppa nell’epoca post-natale, quindi senza alcuna implicazione etica.
Per ciò che concerne la polpa dentaria presente nella dentizione decidua o nei follicoli dentari, in letteratura scientifica è noto che le colture cellulari ottenute da tali tessuti abbiano caratteristiche quantitativamente superiori alle medesime colture eseguite da prelievi di midollo osseo, tecnica più  invasiva (prelievo per aspirazione dalla cresta iliaca) e spesso poco tollerata dal paziente.
La dentizione decidua, dal suo canto, è un materiale facilmente reperibile in quanto tutti i bambini del pianeta la perdono nel transito con la dentizione permanente.
Il limite maggiore di questa ricerca incentrata sulle cellule staminali, a oggi è rappresentato essenzialmente dal loro isolamento, poiché tendono a scomparire dalla polpa dentaria superato il trentesimo anno di età, e dal loro mantenimento in laboratorio nello stadio indifferenziato; infatti, le cellule staminali non possono essere coltivate a lungo poiché dopo alcune divisioni cellulari tendono a perdere le caratteristiche di pluripotenzialità.
In alcuni casi le cellule staminali prelevate da organismi adulti possono contenere anomalie del DNA dovute a invecchiamento e accumulo di mutazioni.
I risultati attesi dalla presente ricerca potranno contribuire in modo significativo allo sviluppo di biotecnologie capaci di rendere possibile un sempre maggiore utilizzo terapeutico delle cellule staminali provenienti da una fonte facilmente accessibile, come quella rappresentata dagli elementi dentali.
In conclusione vi è una grande potenzialità per il loro utilizzo terapeutico una volta estratte dal singolo dente, in quanto se ben “indirizzate” (per esempio stimolandole in tal senso attraverso i regolatori di formazione dell’osso) potrebbero essere utilizzate per la rigenerazione ossea, parodontale o addirittura la genesi de novo di elementi dentari, creando possibilità reali in un futuro forse non troppo distante.Responsabile scientifico Nazionale Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (Prin) 2009: prof. Felice Roberto Grassi.
Componenti Gruppo di Ricerca: Andrea Ballini, Giorgio Mori, Maria Grano, Silvia Colucci, Mariasevera Di Comite, Mina Brunetti, Angela Oranger, Claudia Carbone, Stefania Cantore, Vito Crincoli, Francesco Papa, Biagio Rapone.

 

Capelli rossi

Capelli rossi


I capelli rossi sono il risultato di una variante di un gene che gioca un ruolo chiave nei capelli umani e colore della pelle. In base ad altre ricerche questo stesso gene è coinvolto nella produzione di endorfine, antidolorifici naturali prodotti dal nostro corpo, e potrebbe anche influenzare la soglia del dolore.

Uno studio sta indagando se le persone dalla pelle chiara e capelli rossi reagiscono in modo diverso al dolore.
Questo potrebbe significare devono essere trattati in modo diverso durante la somministrazione di anestetici.
I ricercatori della Southampton University Hospital hanno reclutato volontari dai capelli rossi di età superiore ai 30, dopo aver somministrato loro anestesia locale gli diedero piccole scosse elettriche sulla coscia.
Le loro reazioni sono state poi confrontate con un gruppo di controllo di uomini e donne con  capelli castani o neri.

Questo studio ha scoperto che per le donne con i capelli rossi era necessario somministrare il 19 per cento in più di antidolorifico per impedire loro di indietreggiare durante la stimolazione elettrica rispetto alle donne con capelli scuri.

Indagato il nesso tra riflusso gastroesofageo ed erosione dentale

Indagato il nesso tra riflusso gastroesofageo ed erosione dentale

Secondo alcuni ricercatori statunitensi la conoscenza approfondita della malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) può aiutare l’odontoiatra a essere più convincente nell’invitare il paziente a curare questo disturbo. I risultati del loro studio sono stati pubblicati recentemente da JADA.
I ricercatori hanno coinvolto 12 pazienti con MRGE e sei persone sane e hanno analizzato le loro impronte dentali nel corso di sei mesi utilizzando scansioni digitali tridimensionali in grado di valutare le minime variazioni nello spessore dello smalto.

I risultati dello studio
“Abbiamo rilevato che l’erosione dentale nei pazienti con MRGE può progredire fino a un’ampiezza di decine di micron in soli sei mesi, che l’erosione dovuta a reflusso coinvolge anche le superfici occlusali, e che l’entità raddoppia nei punti di contatto tra denti superiori e inferiori” scrivono i ricercatori. Il reflusso gastroesofageo, infatti, indebolisce lo strato superficiale dello smalto; considerando che tutti i pazienti con MRGE tenevano il disturbo sotto controllo attraverso farmaci da banco o prescritti da uno specialista, si può supporre che l’entità del danno può essere superiore nei pazienti che non sanno ancora di soffrire di MRGE o non curano la patologia. Più precisamente, l’entità dell’erosione nei pazienti con MRGE è stata tra 0,02 e 0,06 mm, con punte di 0,10 mm in alcune superfici dentali.
“La malattia da reflusso gastroesofageo è una condizione comune e ha una prevalenza tra il 10 e il 20% nella popolazione dei Paesi industrializzati” riporta lo studio.

Quantitative analysis of tooth surface loss associated with gastroesophageal reflux disease: A longitudinal clinical study
J Am Dent Assoc 2012;143(3):278-85.