Aloe vera: un alleato contro placca e gengivite

Aloe vera: un alleato contro placca e gengivite

L’aloe vera funziona: i dentifrici che la contengono sono utili per combattere la placca batterica e per migliorare la salute parodontale.

Cosma Capobianco

 

L’aloe vera funziona: i dentifrici che la contengono sono utili per combattere la placca batterica e per migliorare la salute parodontale. Una delle ultime ricerche a sostegno degli effetti benefici di questa pianta è apparsa sul Journal of  Periodontology lo scorso giugno e riguarda una sperimentazione clinica su 90 pazienti con gengivite cronica generalizzata.

Che si tratti di una ricerca di buona qualità e affidabilità è dimostrato dal fatto che il protocollo seguito è di tipo prospettico, randomizzato e con un gruppo placebo. I pazienti sono stati casualmente divisi in tre gruppi: il primo usava un dentifricio placebo, il secondo usava  quello con aloe vera e il terzo usava un dentifricio con fluoro e triclosan (un antibatterico di sintesi industriale). La valutazione clinica si è basata su elementi oggettivi (indice di placca, indice gengivale, conta batterica (rilevati all’inizio, a 6, 12 e 24 settimane) sia su una valutazione soggettiva dei pazienti mediante un questionario. I risultati del prodotto con aloe vera si sono dimostrati significativamente migliori rispetto al placebo e paragonabili a quelli del dentifricio con triclosan per quanto riguarda i parametri oggettivi. L’articolo di Pradeep promuove definitivamente l’aloe al ruolo di presidio efficace contro placca e gengiviti, eliminando i dubbi presenti fino a pochi anni fa.

L’aloe vera è nota fin dall’antichità per le sue proprietà benefiche di tipo antiflogistico; la ricerca moderna ha isolato dal suo estratto una serie di composti antrachinonici con azione antibatterica e antiflogistica, dei quali si è sperimentato l’effetto anche su altri disturbi orali come il lichen planus. L’aloe non è l’unica pianta alla quale si sono rivolte le attenzioni della ricerca: ci sono, infatti, almeno altre  tre piante, Centella asiatica, Echinacea purpurea e Sambucus nigra (il sambuco, molto diffuso anche in Italia) sulle quali si dispone già di promettenti dati scientifici e clinici. La Centella asiatica è già stata sperimentata in forma di collutorio dando buoni risultati mentre Echinacea purpurea e Sambucus nigra hanno fornito risultati interessanti sotto forma di dischetti adesivi (patch) da applicare sulle gengive.

Studio che conferma L’importanza dell’igiene e profilassi professionale

Studio che conferma L’importanza dell’igiene e profilassi professionale

 

Nel 2011 Bastendorf rilevò per la prima volta in uno studio condotto in un ambulatorio tedesco specializzato nella profilassi quali effetti a lunga scadenza sono ottenibili per influenzare il fenomeno carie, per il mantenimento della dentatura e la salvaguardia della salute parodontale. Sono stati visitati pazienti che erano clienti dell’ambulatorio di Bastendorf già da giovane età. Oltre a ciò, questi pazienti erano stati sottoposti da circa 30 anni ad una sistematica profilassi individuale, attuata in modo specifico in base all’età e in funzione dei rischi (almeno due volte all’anno). Lo studio clinico era pianificato in modo da poter effettuare per 105 pazienti scelti casualmente una valutazione retrospettiva della variazione della patologia dentale (DMF-T*1) e rilevare il quadro attuale parodontale (PSI*2). Il valore medio iniziale DMF-T pari a 0 è aumentato durante il periodo d’osservazione in media di 3,8 quasi esclusivamente per le otturazioni. Il numero di denti mancanti dopo 30 anni si è attestato ad un valore medio di 0,06. Mancavano soltanto complessivamente 6 denti in 4 pazienti. Questi 4 pazienti appartenevano tutti al gruppo di coloro che avevano interrotto la loro adesione al programma (pazienti che da lungo tempo non partecipavano alle visite di controllo).

Secondo Bastendorf e Bartsch i risultati dimostrano che il programma e i successi della prevenzione dei medici odontoiatri Axelsson e Lindhe possono essere trasferiti anche a uno ambulatorio di profilassi tedesco. I due medici svedesi sono riusciti a dimostrare, già 40 anni fa, che una pulizia dentale professionale, un’istruzione sull’igiene orale e controlli regolari eliminano quasi completamente le carie e le infiammazioni gengivali anche per lunghi periodi. Questi risultati sono stati ripetutamente riconfermati da Bastendorf negli anni scorsi. “Nell’ambito di un’attività di profilassi specializzata con una pulizia dentale professionale eseguita regolarmente è possibile ridurre drasticamente le carie, la perdita di denti e le patologie parodontali rispetto alla media della popolazione”, sottolinea Bastendorf.

La misura del successo della prevenzione dipenderebbe in maniera decisiva dalla determinazione dimostrata nell’attuazione della profilassi professionale nella quotidianità dello studio dentistico e dal periodo in cui ci si sottopone alla prevenzione individuale ambulatoriale. Quindi profilassi sistematica, efficace nel tempo e attuata in modo specifico in base all’età e in funzione dei rischi.

Il risultato dello studio è un indice che segnala l’importanza crescente che avrà in futuro la pulizia dentale professionale.

 

Lo studio completo è stato pubblicato per la prima volta in “prophylaxe impuls”, edizione 2/12 del 13.6.2012.

*1 DMF-T (decayed-missed-filled teeth)

*2 PSI (indice che valuta la salute del parodonto)

L’OBESITÀ PREDISPONE ALLA PARODONTITE

L’OBESITÀ PREDISPONE ALLA PARODONTITE

Il legame tra queste due patologie è sostenuto da una serie di variabili ed eventi metabolici che ricorrono durante il loro decorso. Nel soggetto obeso, per una serie di motivi, si creano delle condizioni predisponenti all’esordio della malattia parodontale e ad un suo decorso più celere e destruente. Si crea una condizione per cui gli stessi batteri parodontopatogeni che colonizzano il cavo orale di un soggetto normopeso, riescono ad evocare una reazione da parte dell’ospite obeso più destruente.

Il sistema immunitario ed infiammatorio del soggetto malato reagisce in modo così violento che, invece di proteggere i tessuti, li danneggia rapidamente. Questo accade come conseguenza delle alterazioni patologiche proprie dell’obesità.