In base alle statistiche riferite al 2007, negli Stati Uniti risultavano 1,9 milioni di persone con diabete diagnosticato e 5,7 milioni non diagnosticate. Non c’è dubbio che l’ampiezza del fenomeno sia simile in Europa. Sono chiare le evidenze scientifiche sulla correlazione bidirezionale tra il diabete e la malattia parodontale. A individuare linee guida che aiutassero i dentisti a identificare i pazienti diabetici non diagnosticati ci hanno pensato quattro ricercatori americani, appartenenti a diversi dipartimenti e scuole affiliate alla Harvard University di Boston, pubblicate poi su Jada. Gli autori hanno fatto rientrare nella categoria di diabetici non-diagnosticati i partecipanti che hanno risposto in maniera negativa alla domanda “nessun medico le ha mai detto che lei soffre di diabete?” e che avevano livelli di glucosio plasmatico superiori ai 125 mg per decilitro. I pazienti sono stati quindi sottoposti a un esame odontoiatrico comprendente la verifica della presenza di malattia parodontale; sono poi state raccolte alcune informazioni come l’altezza, il peso, la misura del giro vita, l’età, l’etnia e le condizioni generali di salute, oltre a ricevere un’anamnesi personale e familiare. I ricercatori hanno fatto uso di uno strumento statistico di classificazione e regressione ad albero (CART) per generare diversi modelli di previsione, realizzando di conseguenza un documento di linee guida, di cui hanno poi controllato la validità. Le regole indicate hanno mostrato una sensibilità dell’82,4% e una specificità del 52,8% nell’individuazione di soggetti con diabete non diagnosticato, confermandosi un ottimo strumento a disposizione degli odontoiatri.